Calcolo importo lordo per cliente estero
Thread poster: Diana Francesca
Diana Francesca
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Feb 20, 2012

Premetto che ho appena iniziato a lavorare come traduttrice freelance, non ho ancora una partita IVA e non saprei di certo stimare quali e quanti redditi potrei avere per quest'anno.
Ora un'azienda austriaca mi ha proposto di collaborare per alcune traduzioni e mi ha indicato un importo netto l'ora, chiedendomi di calcolare l'ammontare del compenso al lordo delle tasse che pagherò in Italia. Qualcuno saprebbe darmi indicazioni su come orientarmi?

Grazie mille per le eventual
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Premetto che ho appena iniziato a lavorare come traduttrice freelance, non ho ancora una partita IVA e non saprei di certo stimare quali e quanti redditi potrei avere per quest'anno.
Ora un'azienda austriaca mi ha proposto di collaborare per alcune traduzioni e mi ha indicato un importo netto l'ora, chiedendomi di calcolare l'ammontare del compenso al lordo delle tasse che pagherò in Italia. Qualcuno saprebbe darmi indicazioni su come orientarmi?

Grazie mille per le eventuali risposte!
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Rossinka
Rossinka
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Aggiunga in fattura questa riga Feb 20, 2012

Nota: Operazione fuori del campo di applicazione dell'IVA ai sensi dell'art.7 comma 4. lettera D. D.P.R. 633/72
Note: this operation is not subjected to VAT in accordance with art.7 p.4 letter D D.P.R. (the President of the Italian Republic decree) 633/72 and successive modifications


Significa che l'IVA non la paghi,
ma tenga presente che nella tariffa bisogna includere anche il 4%,
perche qualsiasi cliente estero si rifiuterà a pagarlo.
Quindi, lo "
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Nota: Operazione fuori del campo di applicazione dell'IVA ai sensi dell'art.7 comma 4. lettera D. D.P.R. 633/72
Note: this operation is not subjected to VAT in accordance with art.7 p.4 letter D D.P.R. (the President of the Italian Republic decree) 633/72 and successive modifications


Significa che l'IVA non la paghi,
ma tenga presente che nella tariffa bisogna includere anche il 4%,
perche qualsiasi cliente estero si rifiuterà a pagarlo.
Quindi, lo "nascondi" già nella tariffa.
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dropinka (X)
dropinka (X)  Identity Verified
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Netto? Feb 21, 2012

Diana Burgio wrote:

Premetto che ho appena iniziato a lavorare come traduttrice freelance, non ho ancora una partita IVA e non saprei di certo stimare quali e quanti redditi potrei avere per quest'anno.
Ora un'azienda austriaca mi ha proposto di collaborare per alcune traduzioni e mi ha indicato un importo netto l'ora, chiedendomi di calcolare l'ammontare del compenso al lordo delle tasse che pagherò in Italia. Qualcuno saprebbe darmi indicazioni su come orientarmi?

Grazie mille per le eventuali risposte!

Ciao Diana,

col cliente hai concordato proprio il netto? Non è un po' strano che l'azienda straniera abbia stabilito un compenso orario netto, non sapendo a quanto ammontano le tasse italiane?

Claudia


 
gianfranco
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Un calcolo della tariffa che non ha molto senso Feb 21, 2012

Claudia Benetello wrote:
col cliente hai concordato proprio il netto? Non è un po' strano che l'azienda straniera abbia stabilito un compenso orario netto, non sapendo a quanto ammontano le tasse italiane?


Sono d'accordo con Claudia, e volevo commentare già ieri, ma mi è sfuggito per mancanza di tempo.

In questo tipo di accordi non c'è niente di illegale, o sospetto, ognuno infatti è libero di prendere gli accordi che vuole, sia i fornitori che i loro clienti, ma in realtà non è in questo modo che ci si rapporta con un cliente, per vari motivi.

Innanzi tutto, al cliente non deve interessare quanto un fornitore andrà a pagare di tasse, e questo fattore non dovrebbe influenzare o essere usato in modo prioritario per concordare una tariffa.

Il fornitore, invece, per conto suo, ovviamente deve sapere esattamente (o quantomeno con una buona approssimazione), quale sarà il tuo carico fiscale e previdenziale, così come deve conoscere tutti gli altri costi, rischi, margini, ecc... legati alla sua prestazone, e in base a tutto questo fare un prezzo. Che il prezzo sia legato al tempo, ore o giornate, oppure al volume di lavoro (cartelle, righe, parole o altro) non ha molta importanza. Quello che conta, in ultima analisi, è che si devono mettere da una parte il tempo impiegato e la qualità del servizio offerto, e dall'altra tutti i costi, incluse le tasse, i contributi, l'ammortamento delle attrezzature, i costi di aggiornamento professionale, e il giusto margine. Tutto qui.

Ovviamente, in questi calcoli non si può essere precisi. Ci sono fattori imponderabili e non calcolabili esattamente in anticipo. Per questi, incluse anche le tasse, spesso occorre fare delle valutazioni (basate sul meglio delle informazioni disponibili) e poi, tenendo conto di quanto noto e valutando al meglio quanto non conoscibile, comunicare o contrattare una tariffa che ripaghi il tutto e che lasci il giusto margine.

Come si vede, le tasse sono solo uno dei tanti fattori, e forse neppure quello principale, e quindi non vedo perché un cliente ci debba mettere il naso, tralasciando tutti gli altri fattori. Per il fornitore, infatti, tutti questi fattori sono importanti nello stesso modo, e le tasse non sono particolarmente speciali da doverle discutere, comunicare ed enucleare dal resto per concordare una sorta di "tariffa netta", che infatti non ha senso.

Non mi dilungo perché trovo che quanto detto sia più che sufficiente per prendere coscienza e cambiare atteggiamento nel modo di rapportarsi con un cliente, ma ho notato che questo modo di calcolare le tariffe, di tanto in tanto, riaffiora nel forum. Probabilmente quello che vediamo qui, dalle domande dei partecipanti, è solo la punta di un iceberg, e molti trattano con i clienti in questi termini.
Non capirò mai il motivo, ma pare sia così...

ciao
GF


[Edited at 2012-02-21 13:57 GMT]


 
Angela Arnone
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Concordo con Claudia. Feb 21, 2012

A me non è mai capitato.

Per quanto riguarda la risposta sull'IVA ... perché mai dovresti mettere una dicitura per un regime fiscale che non ti appartiene?
Stesso dicasi per il 4%.


Angela




[Edited at 2012-02-21 14:52 GMT]


 
Alessandra Martelli (X)
Alessandra Martelli (X)  Identity Verified
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Attenzione Feb 21, 2012

Buongiorno Diana,

in generale ed in estrema sintesi, l'importo lordo di una fattura di vendita è composto dal compenso netto più la percentuale di tasse prevista in base alla natura della prestazione eseguita o del bene ceduto.

Ora, in Italia esistono più tipologie di regimi fiscali. L'unico modo per evitare errori è, dunque, consultare un commercialista che ti consigli, in fase di apertura di partita IVA, il regime più adatto alle tue esigenze.
Capisco che,
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Buongiorno Diana,

in generale ed in estrema sintesi, l'importo lordo di una fattura di vendita è composto dal compenso netto più la percentuale di tasse prevista in base alla natura della prestazione eseguita o del bene ceduto.

Ora, in Italia esistono più tipologie di regimi fiscali. L'unico modo per evitare errori è, dunque, consultare un commercialista che ti consigli, in fase di apertura di partita IVA, il regime più adatto alle tue esigenze.
Capisco che, avendo appena iniziato, tu non abbia idea del possibile volume d'affari, ma un professionista serio e preparato saprà sicuramente aiutarti in questo.

Ciò che ti consiglio caldamente di evitare è apporre sui documenti diciture che fanno riferimento a norme e leggi senza aver consultato un professionista che sappia dirti esattamente cosa scrivere sulle tue fatture e perché, quali siano le percentuali di tasse da applicare, quali siano i tuoi obblighi e così via.

Se guardi sul forum italiano troverai molte domande simili alla tua e vedrai che le risposte sono spesso discordanti, proprio a causa della natura variegata (e mutevole) della normativa fiscale italiana. Ti consiglio, quindi, di contattare un commercialista in modo da avere risposte precise e circostanziate, evitando così problemi in futuro ed iniziando la tua carriera professionale "con il piede giusto".



[Edited at 2012-02-21 15:03 GMT]
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Diana Francesca
Diana Francesca
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Chiarimento Feb 21, 2012

Più che un mio approccio al cliente, si tratta dell'approccio del cliente nei miei confronti.
Il cliente ha fissato il netto, perché corrisponde allo stipendio netto dei suoi dipendenti, quindi per una questione di parità di trattamento, secondo il suo punto di vista. Non è il modo più comune di stabilire le tariffe di traduzione, ma può avere un senso sotto altri aspetti.

A me certamente resta il problema di trovare il modo più giusto per affrontare la questione rispe
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Più che un mio approccio al cliente, si tratta dell'approccio del cliente nei miei confronti.
Il cliente ha fissato il netto, perché corrisponde allo stipendio netto dei suoi dipendenti, quindi per una questione di parità di trattamento, secondo il suo punto di vista. Non è il modo più comune di stabilire le tariffe di traduzione, ma può avere un senso sotto altri aspetti.

A me certamente resta il problema di trovare il modo più giusto per affrontare la questione rispettando anche il suo punto di vista. Anch'io ho trovato l'approccio controverso ed è per questo che ho scritto per chiedere un parere.
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Manuela Dal Castello
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Rischio.... Feb 21, 2012

Se secondo il cliente può avere un senso pagarti un prezzo netto uguale a quello che paga ai suoi dipendenti (non so se sia sensato accettarlo, ma questo è un altro discorso), non puoi - semplicemente non puoi - fare un conto matematico senza quantificare le incognite.
Quindi devi decidere in che regime fiscale vuoi lavorare. Se fra tre mesi ti accorgerai di aver sbagliato stima agirai di conseguenza (Ad esempio, se hai optato per il regime dei minimi e fatturi più del previsto entrerai
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Se secondo il cliente può avere un senso pagarti un prezzo netto uguale a quello che paga ai suoi dipendenti (non so se sia sensato accettarlo, ma questo è un altro discorso), non puoi - semplicemente non puoi - fare un conto matematico senza quantificare le incognite.
Quindi devi decidere in che regime fiscale vuoi lavorare. Se fra tre mesi ti accorgerai di aver sbagliato stima agirai di conseguenza (Ad esempio, se hai optato per il regime dei minimi e fatturi più del previsto entrerai in regime ordinario: non è un problema, anche se comporta qualche - benvenuta, in questo caso - seccatura).

Però secondo me devi stare molto attenta: non so dove tu sia residente, ma potrebbe capitare che la società austriaca si aspetti X mentre il tuo valore è Y (molto più alto, anche se è risaputo che il fisco italiano è esoso). Intendo dire che tu sei probabilmente italiana, e quindi questo "giochetto" per gli austriaci non credo sia molto conveniente, ma che invece siano abituati a farlo per collaboratori - ad esempio - sloveni, e in questo caso avrebbero un bel risparmio rispetto agli stipendi austriaci (e tutto sommato in modo "legale").
Farlo con un italiano... renderebbe il tutto meno interessante.
Quindi fai bene i conti!

Manuela
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gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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Fattori da includere in una tariffa per il lavoro autonomo Feb 22, 2012

Diana Burgio wrote:

Più che un mio approccio al cliente, si tratta dell'approccio del cliente nei miei confronti.
Il cliente ha fissato il netto, perché corrisponde allo stipendio netto dei suoi dipendenti, quindi per una questione di parità di trattamento, secondo il suo punto di vista. Non è il modo più comune di stabilire le tariffe di traduzione, ma può avere un senso sotto altri aspetti.

A me certamente resta il problema di trovare il modo più giusto per affrontare la questione rispettando anche il suo punto di vista. Anch'io ho trovato l'approccio controverso ed è per questo che ho scritto per chiedere un parere.


Diama,

anche considerando questa precisazione, ritengo che il metodo sia comunque errato, proprio sbagliato come impostazione, probabilmente ingiusto nei tuoi confronti. Il fatto che sia stato proposto dal cliente non mi sorprende, viste le considerazioni che seguiranno.

Innanzi tutto, un dipendente non ha solo lo stipendio mensile, ma gode di una serie di benefici che, come si suol dire, fanno parte del "package". Tra questi benefit cito solo le voci principali: la tredicesima mensilità, le ferie pagate, le garanzie di continuita' nel reddito anche in caso di malattia, infortunio, gravidanza, ecc..., gli assegni di disoccupazione al momento della eventuale perdita del posto di lavoro, e altri benefici ancora, variabili a seconda del paese e del contratto.

Un dipendente non acquista o non affitta i locali dove svolge il lavoro, né acquista le attrezzature, mobili, computer e materiali di consumo necessari a prestare il servizio.

Un dipendente non sostiene costi, in termini di spese vive e tempo, per trovare clienti o per procacciarsi il lavoro che poi fatturerà, mentre un lavoratore autonomo deve investire in questa attività non remunerata una buona percentuale del suo tempo.

Un dipendente ha uno stipendio netto che e' molto inferiore al costo lordo sostenuto dal datore di lavoro. Per fare una cifra, in Italia il netto in busta paga si aggira intorno al 50% di quanto spende il datore di lavoro. L'altro 50% sono contributi, accantonamenti per TFR e altri oneri.

Un dipendente non si assume dei rischi, mentre il lavoratore autonomo ha dei "rischi d'impresa", che variano dagli investimenti effettuati alle spese fisse, dagli interessi passivi alla responsabilità civile.

Non proseguo, e' gia' molto chiaro che una propsta di paga oraria, tenendo conto di tutti questi fattori, potrebbe variare da abbastanza equa a nettamente non equa.


Esempio di non equo.
Se il cliente fa il calcolo sullo stipendio netto di un suo ipotetico dipendente medio, e dice, per esempio, che lo stipendio è pari a 1,600 euro al mese, che per 40 ore settimanali sono circa 160 ore mensili, e poi su questa base propone una paga oraria di 10 euro all'ora, il calcolo è matematicamente corretto, ma spaventosamente errato alla luce dei fattori elencati sopra.

In questo ipotetico calcolo non viene considerato nessuno dei fattori elencati, ma solo lo stipendio netto. Se invece tale cliente volesse pagare un collaboratore esterno, su base oraria, in maniera simile al suo dipendente (che lavora in condizioni ben diverse) dovrebbe attribuire un valore orario a tutti i fattori, valutare anche gli elementi di investimenti, rischi, discontinuita' nel reddito, ecc... e pagare, per restare vicini a una sorta di equità, non meno di 25-30 euro all'ora.

E infatti, questi sono i valori medi che dovrebbe costare un professionista e lavoratore autonomo nel nostro settore.

In questa cifra può essere incluso anche il fatto che il lavoro non è regolare, e gli autonomi devono incorporare nella tariffa anche un fattore che tenga conto anche del fatto che siamo liberi, e pronti a prestare un servizio, anche perche' abbiamo dei tempi morti. Ma in questi tempi morti paghiamo affitto o mutuo, bollette, cibo e tutto il resto, quindi nel momento in cui fatturiamo un lavoro effettivo dobbiamo tenere presente che non stiamo fatturando 8 ore al giorno per 22 giorni al mese, e compensare per la discontinuità caratteristica del nostro lavoro.

La nostra tariffa deve includere quindi tutto, dalla formazione e aggiornamento ai tempi morti, dal lavoro non retribuito per il marketing al deterioramento delle attrezzature, dal riscaldamento dei nostri locali agli studi effettuati per essere in grado di fornire tale servizio.

Fattori tutti difficili da quantificare, ma non da ignorare, come fanno moltissimi, sicuramente troppi traduttori.
Ora, non sapendo su quali basi avvenga la tua trattativa col cliente, ho voluto soltanto presentare dei fattori da considerare. A te di valutarli e di decidere su quali basi puoi accettare una collaborazione, ma il metodo proposto, devo dire, è abbastanza inconsueto, per non dire che odora già in partenza di sempliciotto e probabilmene di... non equo, già da come si presenta.

Ripeto, al cliente non deve interessare cosa rimane di netto in mano al fornitore, ma deve essere il fornitore a sapere quanto gli costa prestare il servizio e fare un prezzo lordo. A lui poi il compito di pagare le tasse e accantonare o investire quanto occorre per stare sul mercato.
Altrimenti, si lavora in perdita, e molti traduttori infatti lavorano palesemente in perdita, e senza neppure saperlo!

GF


 
Christel Zipfel
Christel Zipfel  Identity Verified
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Già... Feb 22, 2012

gianfranco wrote:

Altrimenti, si lavora in perdita, e molti traduttori infatti lavorano palesemente in perdita, e senza neppure saperlo!



Quanti dei nostri colleghi infatti fanno un semplice calcolo di quanto entra loro in tasca e quanto se ne va via in tasse e contributi (se va bene, perché a quanto pare molti neanche quello sanno - e qui non mi dilungo oltre che è meglio....), e magari si paragonano pure ai dipendenti, come abbiamo letto diverse volte qui. Pura illusione!

Come sempre ottima la tua analisi, che condivido in pieno. E' semplicemente insensato partire da un presupposto del genere - speriamo che lo capisca anche il cliente!


 
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Al di là di qualsiasi altra considerazione economica... Feb 22, 2012

Diana Burgio wrote:

Più che un mio approccio al cliente, si tratta dell'approccio del cliente nei miei confronti.
Il cliente ha fissato il netto, perché corrisponde allo stipendio netto dei suoi dipendenti, quindi per una questione di parità di trattamento, secondo il suo punto di vista. Non è il modo più comune di stabilire le tariffe di traduzione, ma può avere un senso sotto altri aspetti.

A me certamente resta il problema di trovare il modo più giusto per affrontare la questione rispettando anche il suo punto di vista. Anch'io ho trovato l'approccio controverso ed è per questo che ho scritto per chiedere un parere.


...già eseguita da altri colleghi, nessun cliente dovrebbe neanche sognarsi di decidere quanto vuole pagare, così come non decidiamo noi quanto vogliamo pagare dal dentista, meccanico, e così via. Io risponderei che sarei felicissima di lavorare a quella tariffa, previa stipula di un contratto di assunzione. Magari capisce


 
María José Iglesias
María José Iglesias  Identity Verified
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Infatti Feb 23, 2012

Lavorare per conto terzi e farlo come professionista non sono due cose confrontabili.
Quindi puoi ricordare al tuo cliente che tu sei una professionista e non una sua dipendente (non hai le vacanze pagate, non hai la tredicesima, non hai uno stipendio fisso, non vieni pagata se ti ammali, se non lavori non guadagni, ecc). Quindi due mondi diversi e non paragonabili.
Capire meglio in cosa consiste veramente il lavoro autonomo forse ti potrebbe aiutare; spesso i comportamenti dei nostr
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Lavorare per conto terzi e farlo come professionista non sono due cose confrontabili.
Quindi puoi ricordare al tuo cliente che tu sei una professionista e non una sua dipendente (non hai le vacanze pagate, non hai la tredicesima, non hai uno stipendio fisso, non vieni pagata se ti ammali, se non lavori non guadagni, ecc). Quindi due mondi diversi e non paragonabili.
Capire meglio in cosa consiste veramente il lavoro autonomo forse ti potrebbe aiutare; spesso i comportamenti dei nostri clienti non sono che un rilfesso dell'atteggiamento che noi abbiamo verso di loro e della mancanza di informazione prima di trovare anche una sola traduzione.
È impensabile quindi che un cliente si azzardi a calcolare quale debba essere il compenso netto di un libero professionista. Un professionista, proprio perché "libero", non lavora solo con un cliente. Quello che guadagni e quello che paghi al fisco sono esclusivamente fatti tuoi. E questo il motivo per il quale il compenso ai clienti è sempre lordo. A meno che non si lavori sempre in nero, e allora sì, è tutto netto per te. Ma non è così che solitamente un professionista si pone nei confronti della propria clientela.

Fra l'altro questa prima tua frase non si capisce:

Ora un'azienda austriaca mi ha proposto di collaborare per alcune traduzioni e mi ha indicato un importo netto l'ora, chiedendomi di calcolare l'ammontare del compenso al lordo delle tasse che pagherò in Italia. Qualcuno saprebbe darmi indicazioni su come orientarmi?


Cioè o è al lordo o è al netto. Ripeto, al netto è solo quando non si pagano le tasse e non si dichiarano i compensi (visto che qui non si sta parlando di un compenso "al netto di IVA" perché tu la P.IVA non ce l'hai e perché si tratta di una ditta straniera). Si parla di netto solo una volta finito l'esercizio fiscale, e si va a vedere quale è effettivamente il denaro che ti è rimasto in tasca dopo aver pagato le tasse e dopo le spese e dopo tutto il resto. Se è al lordo, al tuo cliente non deve interessare quante tasse paghi tu in Italia. Quindi, cosa devi fare? Stabilire il tuo compenso o la tua tariffa in base a quanto detto dai colleghi. Questo sarà il compenso lordo.
Le tue tasse interessano solo all'agenzia delle entrate e a te, visto che sono TUE.


[Modificato alle 2012-02-23 19:20 GMT]
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Angie Garbarino
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Non solo non è comune, è illegale Feb 23, 2012

Diana Burgio wrote:

Il cliente ha fissato il netto, perché corrisponde allo stipendio netto dei suoi dipendenti, quindi per una questione di parità di trattamento, secondo il suo punto di vista. Non è il modo più comune di stabilire le tariffe di traduzione, ma può avere un senso sotto altri aspetti.


Qui si tratta di mascherare un lavoro da dipendente facendolo apparire come fattura da fornitore.

Almeno questo capisco dal paragrafo sopra, io farei attenzione.


 
Silvia Prendin
Silvia Prendin  Identity Verified
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Chiarimento Feb 26, 2012

Diana Burgio wrote:
...non ho ancora una partita IVA e non saprei di certo stimare quali e quanti redditi potrei avere per quest'anno.
Ora un'azienda austriaca mi ha proposto di collaborare per alcune traduzioni


Ciao Diana,
potrei sbagliarmi, ma credo non sia più possibile fornire traduzioni dall'Italia verso qualsiasi paese dell'Unione Europea senza avere partita IVA. E la partita IVA deve prima essere autorizzata per poter operare con paesi CEE. Invece, credo sia possibile tra altri paesi CEE. Forse l'unico caso è il diritto d'autore, che gode ancora di particolari agevolazioni. Ma non per la fornitura di traduzioni tecniche. Se qualcuno ha informazioni contrarie, mi faccia sapere.

Oppure intendi dire che quest'azienda austriaca ti assume come dipendente in Italia? In tal caso, sarebbe giustificata la richiesta di conoscere quali tasse dovrebbe pagare. Tu non puoi pagare le tasse al posto del datore di lavoro, questo è sicuro. Dovrebbe esistere una filiale in Italia, aprire una posizione INPS come azienda, ecc.


 


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