"Subappalto" di lavori da freelance a freelance - implicazioni fiscali ed etiche (piuttosto lungo)
Thread poster: Maurizio Valente
Maurizio Valente
Maurizio Valente  Identity Verified
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In memoriam
Sep 28, 2006

Premessa

A volte capita che un freelance "subappalti" parte del suo lavoro a un collega "freelance".
Vi possono essere vari motivi per far ciò. Ecco due esempi.
Caso 1 (Surplus di lavoro). Il nostro lavoro non è pianificabile se non entro certi limiti. Capita talora anche il "bidone" da parte del cliente, che decide di annullare con breve preavviso un lavoro preannunciato (magari perché bidonato a sua volta dal suo cliente, nel caso di un'agenzia). Noi avevamo già me
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Premessa

A volte capita che un freelance "subappalti" parte del suo lavoro a un collega "freelance".
Vi possono essere vari motivi per far ciò. Ecco due esempi.
Caso 1 (Surplus di lavoro). Il nostro lavoro non è pianificabile se non entro certi limiti. Capita talora anche il "bidone" da parte del cliente, che decide di annullare con breve preavviso un lavoro preannunciato (magari perché bidonato a sua volta dal suo cliente, nel caso di un'agenzia). Noi avevamo già messo in preventivo un monteore distribuito su un certo periodo e ora ci troviamo a girare i pollici. Per ridurre questo rischio, alcuni di noi fanno come le compagnie aeree, ossia accettano un po' più di lavoro di quanto potrebbero ragionevolmente fare, contando che sul fatto che in caso di "overbooking" potranno contare su una rete di colleghi validi a cui "smistare" lavori (che saranno poi riveduti con la cura necessaria, a seconda dei casi).
Sulle implicazioni etiche di questa prassi non intendo soffermarmi più di tanto in questo forum, perché ora mi interessa parlare delle implicazioni fiscali. Dico solo che se si decide di non avvertire di ciò il proprio cliente mi sembra doveroso impegnarsi a fare una revisione scrupolosa del lavoro ricevuto dal collega.

Caso 2. Il freelance A riceve dal suo cliente un blocco di file da tradurre, argomento (ad esempio) Automotive, ma scopre dopo aver accettato che il 10% del testo (un paio di pagine su 20) riguarda la moda, argomento in cui non è assolutamente ferrato. Allora "passa" questo 10% a un/una collega esperta in questo campo. (Per me questo è un classico; ritengo di semplificare così la vita al cliente, che non deve spezzettare il documento e poi ricomporlo).

Ho citato 2 casi, ma ve ne possono essere molti altri. Ad esempio taluni freelance lavorano dividendosi un lavoro grande e facendo il cross editing, ossia A B e C traducono e D coordina, tipo PM interno. Però alla fine uno solo dei 4 fattura al cliente (mettiamo che sia A) e allora B,C e D fatturano per la loro parte ad A.

In tutti i casi, però, occorre fare una distinzione, sia pure schematica, tra collaborazioni inter pares e lavori appaltati a colleghi meno bravi o meno capaci o esperti nel settore o disinvolti nell'uso del software. La differenza, in soldoni, sta nel monteore di "post-processing", relativo ad attività di proofreading o editing, controllo della coerenza terminologica, e in generale varie attività più o meno onerose a seconda della complessità del progetto.

Fine della premessa
Ora posso venire alla questione fisco.
Mi riferisco per semplicità al caso A (inter pares, o peer-to-peer se preferite).
Supponiamo che il freelance A faccia una fattura al suo cliente per 1000 euro e il collega B a sua volta gli faccia una fattura per lo stesso importo (perché A non intende "lucrare"), dal punto di vista fiscale (dichiarazione dei redditi) andrà "in pari" o ci rimetterà dei soldi (per i lombardi: ci smenerà)?

Questo problema è stato sollevato da Christel Zipfel nel forum www.proz.com/topic/55976, in relazione al versamento del contributo all'INPS del 19% (attualmente!).

Cito da quel forum:
Per non parlare quando dobbiamo chiedere aiuto ad un/a collega per un lavoro capitato tra capo e collo: come si fa ad offrire loro una miseria (la tariffa originaria, magari anche degna di rispetto, decurtata del 15 o peggio del 19%)??? Perché noi paghiamo il contributo sul fatturato e non sull'imponibile, almeno così dice la mia commercialista! (C.Z.)

Questa affermazione, a mio avviso e secondo anche il mio commercialista, è sbagliata. L'importo della fattura di B finisce nel rigo RE11 ("Compensi corrisposti a terzi per prestazioni direttamente afferenti l'attività professionale o artistica") della dich. dei redditi e viene scalata da RE2 ("Compensi derivanti dall'attività professionale o artistica") per formare l'importo alla voce RE23 che se non erro è quello che viene considerato ai fini INPS e IRPEF.

Poiché sono un ciuccio in questa materia, mi piacerebbe molto sapere se la mia conclusione è giusta da persone più esperte o che possono consultare un (bravo) commercialista.

La risposta a questa domanda è la base per calcolare poi quanto in genere A deve riconoscere a B, tenuto conto di:

1) tempo di post-processing (proofreading, editing, coerenza termin. ecc. integrità dei tag, )
2) gestione rapporto con il cliente e relative eventuali rogne, coordinamento
3) il "giusto profitto" (ahi, qui finiamo di nuovo nelle implicazioni etiche).

Ho già messo molta carne al fuoco. Vediamo se questo argomento interessa anche voi!


[Edited at 2006-09-28 05:46]

[Edited at 2006-09-28 11:48]

[Edited at 2006-09-28 11:49]
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Sergio Mangiarotti
Sergio Mangiarotti
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Re: "Subappalto" Sep 28, 2006

Ciao Maurizio,

ti rispondo in maniera semplificata e mi scuso fin d'ora se trascuro qualche aspetto importante. Eventualmente ti prego di farmelo notare.

In linea di principio non sono d'accordo sul fatto che si "lucri" sul lavoro passato al collega, visto che il freelance non è un mediatore.
Di conseguenza non sono neppure d'accordo con le offerte di lavoro dei colleghi che chiedono di specificare la tariffa.

E' ovvio che, passando una parte del lav
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Ciao Maurizio,

ti rispondo in maniera semplificata e mi scuso fin d'ora se trascuro qualche aspetto importante. Eventualmente ti prego di farmelo notare.

In linea di principio non sono d'accordo sul fatto che si "lucri" sul lavoro passato al collega, visto che il freelance non è un mediatore.
Di conseguenza non sono neppure d'accordo con le offerte di lavoro dei colleghi che chiedono di specificare la tariffa.

E' ovvio che, passando una parte del lavoro, un minimo "ricarico" bisogna calcolarlo, se non altro per il tempo che ci vuole per mettere insieme le diversi parti del lavoro tradotto, ma la tariffa secondo me deve essere poco meno di quella che paga il cliente.

Per esempio:
- un cliente diretto mi paga 28 euro a cartella
- il collega mi dice subito che la sua tariffa è 16
- dico al collega che può fare tranquillamente 20

Ora, dal punto di vista fiscale ti confesso che non ho mai fatto calcoli particolari, però mi pare che come rapporto dovremmo esserci.
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Maurizio Valente
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Grazie Sergio Sep 28, 2006

Grazie Sergio, non ho detto di essere d'accordo e nemmeno contrario. Semplicemente, volevo trattare l'aspetto contabile della questione. Eventualmente si può aprire un altro forum, o altri due forum, sulle due "implicazioni etiche" a cui ho accennato.
Qui vorrei trattare l'aspetto pecuniario - fiscale (e chiedo scusa se vi sembrerò un bieco materialista), tanto più che pare che la nuova finanziaria preveda l'innalzamento dell'aliquota INPS dal 19 al 23%.


Sergio Mangiarotti wrote:

Ciao Maurizio,

ti rispondo in maniera semplificata e mi scuso fin d'ora se trascuro qualche aspetto importante. Eventualmente ti prego di farmelo notare.

In linea di principio non sono d'accordo sul fatto che si "lucri" sul lavoro passato al collega, visto che il freelance non è un mediatore.
Di conseguenza non sono neppure d'accordo con le offerte di lavoro dei colleghi che chiedono di specificare la tariffa.

E' ovvio che, passando una parte del lavoro, un minimo "ricarico" bisogna calcolarlo, se non altro per il tempo che ci vuole per mettere insieme le diversi parti del lavoro tradotto, ma la tariffa secondo me deve essere poco meno di quella che paga il cliente.

Per esempio:
- un cliente diretto mi paga 28 euro a cartella
- il collega mi dice subito che la sua tariffa è 16
- dico al collega che può fare tranquillamente 20

Ora, dal punto di vista fiscale ti confesso che non ho mai fatto calcoli particolari, però mi pare che come rapporto dovremmo esserci.


[Edited at 2006-09-28 11:31]


 
María José Iglesias
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Paghi su quanto ti rimane dopo la collaborazione Sep 28, 2006

Maurizio Valente wrote:
Qui vorrei trattare l'aspetto pecuniario - fiscale (e chiedo scusa se vi sembrerò un bieco materialista), tanto più che pare che la nuova finanziaria preveda l'innalzamento dell'aliquota INPS dal 19 al 23%.

Avevo anch'io questo dubbio e il mio commercialista mi aveva detto che l'INPS si paga su quello che realmente ti rimane dopo aver compensato il collaboratore, e non sul fatturato al cliente per tutto il lavoro (quindi paghi una volta tolta la spesa e per quanto effettivamente ti è rimasto in tasca).
Certo, perché così sia è ovvio che il collaboratore deve farti a sua volta una fattura.

[Editado a las 2006-09-28 14:26]


 
Maurizio Valente
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Faccio osservare solo che ... Sep 28, 2006

8 euro su 28 di ricarico corrisponde al 28%. Si tratta di intendersi su che cosa si intende per "minimo".



Sergio Mangiarotti wrote:

Ciao Maurizio,
... omissis ..

E' ovvio che, passando una parte del lavoro, un minimo "ricarico" bisogna calcolarlo, se non altro per il tempo che ci vuole per mettere insieme le diversi parti del lavoro tradotto, ma la tariffa secondo me deve essere poco meno di quella che paga il cliente.

Per esempio:
- un cliente diretto mi paga 28 euro a cartella
- il collega mi dice subito che la sua tariffa è 16
- dico al collega che può fare tranquillamente 20



 
Maurizio Valente
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Certo. Sep 28, 2006

Certamente, ti deve fare una fattura o una notula se non ha la partita IVA (può succedere)

[quote]María José Iglesias wrote:

Maurizio Valente wrote:
Certo, perché così sia è ovvio che il collaboratore deve farti a sua volta una fattura.


 
Mariella Bonelli
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Confermo Sep 28, 2006

quando detto da Maria José. Teoricamente se io prendo 100 da un cliente e do 100 ad un collega non ho alcuna conseguenza fiscale, nemmeno relativa all'inps. Anch'io ho chiesto al mio commercialista, che mi ha spiegato che al massimo possono esserci conseguenze (eventualmente da approfondire, ma non immediatamente quantificabili) relative agli studi di settore. Ma anche per questo andrebbero fatte diverse simulazioni.

 
Sergio Mangiarotti
Sergio Mangiarotti
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Re: Faccio notare che... Sep 28, 2006


Maurizio Valente wrote:
8 euro su 28 di ricarico corrisponde al 28%. Si tratta di intendersi su che cosa si intende per "minimo".


Ho notato anch'io...-)

Però scusa, se un collega mi dice subito che vuole 16 io cosa dovrei dirgli: "ma no guarda te ne dò 26!!!"...

Per quello dico che, quando un freelance offre un lavoro ad un altro freelance, dovrebbe dire subito qual è la tariffa, senza aspettare che il collega quoti basso.

Certamente se il lavoro è pagato 28 puoi fare anche una "cresta" di 8 euro, ma se il lavoro già all'inizio è pagato 16, certo che meno di 14 non puoi offrire, credo.

Comunque, se tu per un lavoro prendessi 28 a cartella, quanto pensi che sarebbe giusto dare al collega? (per esempio: 30 cartelle. 20 tu, 5 io e 5 un altro, e poi devi mettere insieme le traduzioni).


 
Francesca Airaghi
Francesca Airaghi  Identity Verified
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Cliente estero e costi di gestione Sep 28, 2006

Da un punto di vista fiscale, mi sembra di aver capito che se nella fattura al cliente applico iva e r.a. mentre per il collaboratore verso la r.a. le cose in qualche modo "si compensano".

Il problema potrebbe però porsi se il collaboratore emette fattura secondo legge italiana (per cui io verso R.A), mentre io fatturo al cliente estero senza applicare Iva e R.A. come previsto... per cui mi accollo la R.A....

Oltre al fattore fiscale aggiungerei due considerazioni:... See more
Da un punto di vista fiscale, mi sembra di aver capito che se nella fattura al cliente applico iva e r.a. mentre per il collaboratore verso la r.a. le cose in qualche modo "si compensano".

Il problema potrebbe però porsi se il collaboratore emette fattura secondo legge italiana (per cui io verso R.A), mentre io fatturo al cliente estero senza applicare Iva e R.A. come previsto... per cui mi accollo la R.A....

Oltre al fattore fiscale aggiungerei due considerazioni:
- una di marketing, ovvero posso ad esempio chiedere collaborazione a un collega (anche ad esempio per una lingua che non conosco), pur di garantire un servizio al mio cliente. In tal caso posso decidere che conservare il cliente è più importante di averne un profitto.
- una di costo: credo che avvalersi di una collaborazione gestendo direttamente il rapporto col cliente presupponga comunque dei costi di gestione che non andrebbero trascurati... non sono in grado di quantificarli con esattezza e forse variano di volta in volta... ma ci sono.
Sarei curiosa di sapere se qualcuno è giunto a un calcolo approssimativo.
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Mariella Bonelli
Mariella Bonelli  Identity Verified
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Ciao Francesca, Sep 28, 2006

Francesca Airaghi wrote:

Il problema potrebbe però porsi se il collaboratore emette fattura secondo legge italiana (per cui io verso R.A), mentre io fatturo al cliente estero senza applicare Iva e R.A. come previsto... per cui mi accollo la R.A....



Questo non è corretto. La ritenuta d'acconto è un anticipo sulle imposte che, se pagata, viene poi detratta nella dichiarazione dei redditi, per cui non ci si rimette niente.

Per quanto riguarda un calcolo preciso dei costi, io lo faccio tutte le volte che mi succede di chiedere la collaborazione di un collega. Prima di tutto rivedo la traduzione (quindi le mie ore di revisione), poi perdo tempo nell'intermediazione con il cliente (telefonate, e-mail, preventivi, ecc.) e infine mi accollo il rischio di un mancato pagamento. Il collega lo pago sempre e comunque, ma non di rado mi è successo di rincorrere qualche pagamento con conseguente perdita di tempo e mancati interessi sui pagamenti già effettuati! Che vita dura...


 
Maurizio Valente
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In memoriam
Condivido Sep 28, 2006

Ciao Mariella
sono pienamente d'accordo.
In particolare, do per scontato che nel momento che A subappalta a B si accolla il rischio che il cliente di A non paghi, nel senso che anche in questo caso A dovrà pagare B.
In altri termini, tra B e A si instaura una vero e proprio rapporto cliente-fornitore. E anche di ciò, secondo me, si deve tenere conto nel decidere quanto "defalcare" a B.

Mariella Bonelli wrote:

Francesca Airaghi wrote:

Il problema potrebbe però porsi se il collaboratore emette fattura secondo legge italiana (per cui io verso R.A), mentre io fatturo al cliente estero senza applicare Iva e R.A. come previsto... per cui mi accollo la R.A....



Questo non è corretto. La ritenuta d'acconto è un anticipo sulle imposte che, se pagata, viene poi detratta nella dichiarazione dei redditi, per cui non ci si rimette niente.

Per quanto riguarda un calcolo preciso dei costi, io lo faccio tutte le volte che mi succede di chiedere la collaborazione di un collega. Prima di tutto rivedo la traduzione (quindi le mie ore di revisione), poi perdo tempo nell'intermediazione con il cliente (telefonate, e-mail, preventivi, ecc.) e infine mi accollo il rischio di un mancato pagamento. Il collega lo pago sempre e comunque, ma non di rado mi è successo di rincorrere qualche pagamento con conseguente perdita di tempo e mancati interessi sui pagamenti già effettuati! Che vita dura...


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Così è Sep 28, 2006

Questo non è corretto. La ritenuta d'acconto è un anticipo sulle imposte che, se pagata, viene poi detratta nella dichiarazione dei redditi, per cui non ci si rimette niente


Esatto Mariella arrivo or ora dal commercialista è proprio come dici tu, e stavolata non è nemmeno questione di essere d'accordo o meno è così, sta voce che correva e che ha indotto Maurizio ad aprile il filo(grazie Maurizio)
mi suonava infatti mooolto strana.
Ciao a tutti

Angio




[Edited at 2006-09-28 18:13]


 


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