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Italian to English: Accreditation General field: Marketing Detailed field: Education / Pedagogy
Source text - Italian Accreditamenti
Ludum School è una Scuola Internazionale certificata da Cambridge International Examinations, l’organizzazione che fa capo a Cambridge Assessment, un dipartimento di University of Cambridge, che raccoglie oltre 10.000 scuole in più di 160 paesi nel mondo. I programmi e gli obiettivi qualitativi previsti da Cambridge sono adeguati a standard internazionali di alto profilo rispetto all’apprendimento della lingua inglese, della matematica e delle scienze.
http://www.cie.org.uk/languages/italian/about-us-new/
Per tutte le altre discipline, il nostro programma di studi internazionale è qualificato, inoltre, dall’adozione di
International Primary Curriculum (IPC) , un curriculum innovativo, utilizzato in oltre 90 paesi nel mondo, con un approccio globale, che permette agli studenti di sviluppare il dialogo con il luogo in cui vivono, oltre a dare loro una più ampia prospettiva dei popoli dei vari paesi del mondo; un curriculum tematico che prevede un chiaro processo di apprendimento oltre a specifici obiettivi per ciascuna materia, per sviluppare una mentalità globale / internazionale e per favorire l’apprendimento individuale.
Il percorso seguito per i bambini dai 2 ai 5 anni è certificato dall‘adozione di International Early Years Curriculum (IEYC), un curriculum internazionale specificatamente progettato per i più piccoli, affinché la lingua inglese contribuisca allo sviluppo globale del bambino in particolare allo sviluppo personale, sociale ed emotivo.
http://www.greatlearning.com/
A decorrere dall’anno scolastico 2016/17 Ludum School è riconosciuta dal MIUR quale Scuola Paritaria ai sensi dell’art. 1 L. 62/2000.
Translation - English Accreditation
Ludum School is certified by Cambridge International Examinations (University of Cambridge), which includes over 10,000 schools in more than 160 countries. The curriculum and objectives covered by CIE meet high international standards of English, mathematics and science.
http://www.cie.org.uk/languages/italian/about-us-new/
The rest of our international programme is delivered using the International Primary Curriculum (IPC), an innovative curriculum used in over 90 countries. The IPC has a global approach that allows children to develop a cultural understanding of their home country whilst providing them with a wider perspective on cultures and people from other countries. It is a clear, topic-based curriculum that includes specific objectives for each subject, allowing children to develop an international mentality whilst emphasising individualised learning.
For children between the ages of 2 and 5 we offer the International Early Years Curriculum (IEYC), a programme designed specifically for younger children, in which English serves as an integral part of their overall development with a particular focus on personal, social and emotional development.
http://www.greatlearning.com/
As of the 2016 / 17 academic year Ludum School has been recognised by MIUR (the Ministry of Education) as a Scuola Paritaria (an officially recognised school) in accordance with article 1, L. 62/2000.
Italian to English: The Residences of the Milan Nobility
Source text - Italian Le Residenze della Nobiltà Milanese
Intro
Il percorso prevede un itinerario alla scoperta di alcuni tra gli edifici più affascinanti del centro di Milano, le residenze private e i palazzi di rappresentanza dell’antica nobiltà milanese.
L’itinerario si articola come una passeggiata tematica tra le vie del centro, che cominciando dalla Trecentesca Casa Fontana Silvestri in Corso Venezia, prosegue nella cosiddetta “contrada di’ sciuri”, attuale via Borgonuovo e si conclude al cospetto dei monumentali palazzi nobiliari di Sette e Ottocento. Durante il percorso si avrà così modo di scoprire una grande varietà di forme e soluzioni architettoniche, specchio del gusto e dell’arte milanese tra il XIV ed il XIX secolo.
1. Casa Fontana Silvestri (Corso Venezia 10)
Casa Fontana Silvestri è una delle residenze nobiliari di età sforzesca meglio conservate all’interno del territorio milanese. Il nucleo originario del palazzo è databile al XIV secolo ed è testimoniato dalle belle finestre ad arco ogivale della facciata, riportate alla luce dai lavori di restauro del 1958. Il cortile, il fronte verso strada e le ali laterali del palazzo risalgono invece alla fine del XV secolo e si devono con ogni probabilità alla volontà di Francesco Fontana, importante consigliere del duca e “commissario delle monete” presso la corte. All’edificio rinascimentale sono riconducibili anche lo splendido portale d’accesso con semicolonne in pietra d'Angera, gli eleganti portici della corte interna ed i raffinati tondi con ritratti sforzeschi e profili di imperatori romani. Questi ultimi decorano i pennacchi delle arcate del portico e si ritrovano in numerose altre dimore rinascimentali milanesi come, ad esempio, palazzo Carmagnola, casa Dal Verme o palazzo Trivulzio. Il progetto del palazzo, nelle sue forme tardo quattrocentesche, è stato associato in più occasioni al nome di Bramante, che spesso è indicato anche come autore della decorazione ad affresco della facciata, oggi quasi completamente perduta ma considerata per secoli un esempio fondamentale per tutte le facciate dipinte di età sforzesca. Fino agli inizi dell’Ottocento, dietro al palazzo si estendeva un vasto giardino affacciato sul Naviglio, oggi purtroppo scomparso.
2. Casa degli Omenoni (via degli Omenoni, 3)
Il nome “casa degli Omenoni” con cui questo palazzo è passato alla storia, si deve alle otto grandi sculture di telamoni che caratterizzano la facciata, e che a Milano sono dette appunto omenoni.
Il palazzo fu costruito a metà del XVI secolo come abitazione, atelier e galleria della collezione d’arte dello scultore e medaglista Leone Leoni, artista aretino celebre per la sua vita avventurosa, che giunse a Milano nel 1542.
Le possenti sculture della facciata sono state realizzate dallo scultore lombardo Antonio Abbondio detto l’Ascona, probabilmente su disegno dello stesso Leoni e possono essere considerate la testimonianza più eloquente dell’arte e dell’architettura del secondo Cinquecento lombardo, una stagione artistica breve ma capace di cambiare per sempre il volto della città meneghina.
Un altro elemento affascinante di questo maestoso prospetto è il rilievo scolpito nel comparto centrale del fregio dove è raffigurata la Calunnia sbranata dai leoni, un’immagine che secondo alcuni serviva a mettere in guardia gli ospiti dal carattere irrequieto e permaloso del proprietario.
Dopo la morte di Leone Leoni la casa subì diversi passaggi di proprietà e fu oggetto di numerose modifiche ed ampliamenti, che hanno quasi completamente cancellato l’assetto originario, ad eccezione della facciata che si conserva quasi intatta, se non per il piano attico e i balconi in ferro battuto che sono aggiunta successiva.
3. Casa Manzoni (via Morone, 1) Acquistata da Alessandro Manzoni nel 1813 dopo il ritorno dalla Francia e dopo la nascita del secondogenito Pietro, la casa di via Morone 1 venne scelta dal celebre scrittore per la sua collocazione al centro della città e per la sua vicinanza alle abitazioni di amici e famigliari. Non lontano dall’abitazione sorgevano inoltre due importanti poli culturali: la Biblioteca Ambrosiana e la Braidense.
Una volta divenuta proprietà del Manzoni la dimora subì diversi interventi di ristrutturazione resi necessari dalle esigenze della sua numerosa famiglia, che arrivò a contare ben 10 figli.
Alla volontà del Manzoni si deve anche la bella facciata in stile neo-rinascimentale, progettata dall’architetto campionese Andrea Boni. Questo prospetto si distingue per le elaborate decorazioni in cotto, esemplate sui modelli antichi, tra le quali spiccano per raffinatezza il portale e il balconcino soprastante. A Manzoni era riservata una stanza affacciata sul giardino retrostante, dove lo scrittore poteva ritirarsi a leggere, meditare, scrivere e che si conserva ancora oggi nel suo aspetto originale.
La casa è attualmente sede del Centro Nazionale Studi Manzoniani e della Casa Museo di Alessandro Manzoni, dove l’architetto Michele de Lucchi ha allestito un percorso espositivo con opere d’arte e arredi originali che consente di ripercorrere, attraverso diversi itinerari, la vita e l'opera dello scrittore.
Vicino a Casa Manzoni, affacciato sull’omonima piazza, si trova lo splendido ed imponente palazzo Belgiojoso, costruito dall’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini tra il 1772 ed il 1787 per volere del principe Alberico XII di Belgioioso d’Este. Il complesso si articola intorno ad un grande cortile centrale collegato a due più piccoli posti ai lati. Negli ambienti interni si segnalano in particolare l’elegante scalone monumentale a due rampe e gli affreschi di Martin Knoller, pittore austriaco di grande fama all’epoca.
4. Gallerie d’Italia - Palazzo Anguissola Antona Traversi e Palazzo Brentani (Via Manzoni 6 e 10)
Da novembre 2011, i due palazzi Anguissola Antona Traversi e Brentani, su via Manzoni costituiscono, insieme all’edificio della ex Banca Commerciale (con ingresso in piazza della Scala) il complesso museale “Gallerie d’Italia”.
Palazzo Anguissola, deve il suo attuale aspetto agli interventi di rinnovamento della storica residenza di famiglia appartenuta nel Cinquecento a Girolamo Morone. Il conte Antonio Carlo, erede di una delle più illustri casate del patriziato milanese, commissionò infatti, in occasione del suo matrimonio con Bianca Busca Arconati Visconti, la ristrutturazione del palazzo in forme neoclassiche. Il progetto fu eseguito dall’architetto Carlo Felice Soave da Lugano, il quale, tra il 1775 e il 1778 trasformò la tradizionale “casa da nobile” in una delle più eleganti residenze della città.
Venduto nel 1817 al facoltoso avvocato Giovanni Battista Traversi, il palazzo si arricchì del corpo di fabbrica affacciato sulla “corsia del Giardino”, attuale via Manzoni, ideato dall’architetto Luigi Canonica. La facciata su questo lato si eleva su un basamento di granito, sopra il quale si erge un ordine gigante di lesene corinzie. Pregevole inoltre il fregio a rilievi del cornicione.
Il vicino Palazzo Brentani, di fondazione settecentesca, deve il suo aspetto attuale ai lavori di rinnovamento eseguiti su progetto dell’architetto Luigi Canonica, tra il 1829 e il 1831 e commissionati dalla famiglia Greppi, allora proprietaria dell’edificio. La facciata è caratterizzata dalla presenza, al di sopra delle finestre del primo piano, di undici medaglioni con busti di personalità legate alla storia della città di Milano (tra cui Leonardo Da Vinci, Antonio Canova, Pietro Verri, Cesare Beccaria, Giuseppe Parini e Alessandro Volta).
Palazzo Brentani, insieme all’attiguo Palazzo Anguissola, ospita dal 2011 circa 200 opere dell’Ottocento di proprietà di Intesa San Paolo e Fondazione Cariplo. Al 1923 risale la costruzione di un nuovo cortile coperto, realizzato su disegno dell’ingegnere Giovan Battista Casati. Gli interni furono radicalmente trasformati negli anni Trenta.
5. Palazzo Bigli [Via Bigli 11]
Prima di proseguire lungo il nostro itinerario verso l’antica Contrada de’ sciuri (attuale Via Borgonuovo), per chi volesse allungare di qualche minuto il tragitto, una breve svolta nella stretta via Bigli conduce all’affascinante Palazzo Bigli. La costruzione prese avvio ad inizio Cinquecento. Le iniziali A A visibili ancora nell’androne d’ingresso si riferiscono ad Ambrogio Aliprandi che rilevò la costruzione dal primo proprietario. La facciata è esito di un rifacimento neorinascimentale eseguito su progetto dell’architetto Luigi Baj nel 1841.
Dell’antica costruzione si conservano il portale con lesene corinzie e i due medaglioni laterali a rilievo raffiguranti l’Annunciazione.
All’interno il cortile è porticato sui quattro lati del piano terreno e presenta archi in cotto su colonne. Le facciate interne ed esterne erano abbellite da affreschi databili al XVI secolo e attribuiti all’ambito di Bernardino Luini, in parte restaurati in epoche successive.
6. Palazzi di via Borgonuovo - Contrada de’ sciuri (via Borgonuovo)
Da via Manzoni, svoltando in via Borgonuovo, giungiamo nella cosiddetta contrada de’ sciuri (ossia dei nobili, così come venivano chiamati in milanese), una zona caratterizzata dalla straordinaria sequenza di dimore di pregio sorte in diverse epoche e oggi forse poco note e al di fuori dei percorsi turistici più battuti.
Al civico 25 incontriamo Palazzo Landriani, costruito alla fine del Quattrocento per la famiglia Bossi e rimaneggiato più volte nel corso dei secoli, conserva ancora oggi tracce delle prime fasi edilizie, come il cortile di gusto bramantesco, il portale su via Fiori Oscuri e parte della facciata, databili al XVI secolo, probabilmente realizzati in occasione dell’acquisizione dell’edificio da parte di Tommaso Landriani, uomo d’armi legato alla corte sforzesca. Questo intervento è attribuito, secondo alcuni studi, a Cesare Cesariano, architetto, pittore e autore della prima traduzione in volgare del De Architettura di Vitruvio. Recenti lavori di restauro hanno messo in luce inoltre resti dell’antica decorazione ad affresco della facciata. Il palazzo è sede dal 1959 dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere
Procedendo sulla via, al civico 23, si erge Palazzo Moriggia attuale sede del museo del Risorgimento e delle Civiche Raccolte Storiche. La sobria ed elegante facciata neoclassica si deve al progetto di Piermarini che si occupò della fabbrica nel 1775, su incarico del marchese Giovanni Battista Moriggia. In epoca napoleonica fu sede del Ministero degli Esteri e, in seguito, del Ministero della Guerra. Divenuto proprietà della famiglia De Marchi fu donato da quest’ultima al Comune di Milano affinché fosse destinato a sede culturale e museale.
Dall’altra parte della strada, al numero 20, si trova Palazzo Bigli poi Samoyloff, i cui interni furono irreparabilmente danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ricostruito su edifici preesistenti dalla famiglia Bigli nel Seicento, fu ampliato nel secolo successivo, quando fu realizzato il grande scalone ideato dall’architetto Vanvitelli. Delle antiche strutture restano tracce nel portico del cortile e nei muri perimetrali. Fu dimora della famosa contessa russa Giulia Samoyloff, che si diceva fosse stata l’amante dello zar Nicola I, nota a Milano per i suoi sfarzosi ricevimenti.
Sullo stesso lato, al numero 18, il tardo-neoclassico Palazzo Crespi, di origini cinquecentesche, divenne proprietà della famiglia di industriali cotonieri Crespi alla fine del XIX secolo, dopo essere stata sede dello studio del pittore Alessandro Durini per circa cinquant’anni. Cristoforo Crespi si occupò del restauro dell’edificio, a partire dal 1892, con la collaborazione dei migliori artisti dell’epoca.
Più avanti, al civico 14, Palazzo Perego di Cremnago è il risultato della ricostruzione avvenuta nel dopoguerra, dopo la sua distruzione causata dalle bombe alleate nella seconda guerra mondiale. L’originale edificio settecentesco era noto in particolare per gli splendidi ambienti del piano nobile e per il giardino. Progettato dall’architetto Luigi Canonica, quest’ultimo si configurava come un incantevole parco con viali, una grande serra neogotica e una peschiera al centro. Fu successivamente trasformato secondo il gusto romantico e infine smembrato con la costruzione della Stazione Centrale e dei nuovi assi viari.
Di fronte, al civico 15 si raggiunge infine il cinquecentesco Palazzetto Bascapè-Recalcati, seguito al n. 11 dall’austero Palazzo Orsini. Quest’ultimo, costruito nella seconda metà del XVII secolo, fu acquistato nel 1662 dai marchesi Orsini che lo portarono a compimento, passando poi alla famiglia Falcò Pio che ne mantenne la proprietà fino all’inizio del XX secolo. La facciata attuale si deve all’intervento dell’architetto Luigi Chierichetti e risale alla metà dell’Ottocento. Famosa fu una cena che ebbe luogo in questo edificio nel 1816 a cui parteciparono come ospiti Lord Byron, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet e Stendhal. Il palazzo è oggi proprietà della Giorgio Armani Spa.
7. Palazzo Cusani (via Brera 13-15)
Da via Borgonuovo, svoltando a sinistra in via Fiori Oscuri e ancora a sinistra in via Brera, si raggiunge Palazzo Cusani, dimora seicentesca appartenente all’allora Sestiere di Porta Nuova, e rimaneggiata in più fasi nel Settecento. La facciata su strada fu realizzata tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo su progetto di Giovanni Ruggeri, mentre quella interna sul giardino, è opera neoclassica di Giuseppe Piermarini (1775-1779). Il prospetto principale è caratterizzato dalle decorazioni esuberanti tipiche del tardo barocco. La presenza dei due portali gemelli è giustificata, nella tradizione, dalla presunta reciproca volontà dei due fratelli di non incontrarsi.
Nella facciata posteriore sono incastonate tre palle di cannone risalenti all’epoca delle Cinque Giornate di Milano e dovute all’offensiva delle artigliere del maresciallo austriaco Radetzky.
Venduto nel 1808 da Luigi Cusani al demanio del Regno d’Italia divenne sede del Ministero della Guerra. Fino al 2004 il palazzo ospitò il Comando del III Corpo d’Armata. Oggi è invece sede di rappresentanza della NATO a Milano e dal 2012 del Comando Militare Esercito Lombardia.
8. Palazzo Marino [piazza della Scala]
Percorrendo via Brera e proseguendo su via Giuseppe Verdi, giungiamo in piazza della Scala, celebre per la presenza del famoso teatro e della sede di rappresentanza del Comune di Milano, Palazzo Marino, tappa illustre del nostro itinerario. L’attuale facciata principale, sulla piazza, contrariamente a quanto si possa pensare, non costituisce l’originario prospetto di ingresso, ma anzi, fu proprio l’ultima ad essere costruita, a fine Ottocento, su disegno dell’architetto Luca Beltrami.
La fabbrica fu avviata nel 1557 per volontà del genovese Tommaso Marino, banchiere, senatore dello Stato di Milano e membro illustre della classe dirigente cittadina. Il progetto fu affidato al perugino Galeazzo Alessi, formatosi a Roma e, dalla metà del XVI secolo, architetto di fiducia del patriziato di Genova. Secondo il piano originario, il palazzo si sarebbe affacciato sulla nuova via Marino (chiamata così, anche oggi, in onore dell’artefice dell’opera), e avrebbe costituito lo scenografico fondale di una nuova grande strada di collegamento con la Pescheria Vecchia (attuale piazza dei Mercanti), adiacente alla Piazza Duomo. La strada però non fu mai realizzata e anche la sorte del palazzo subì diversi mutamenti rispetto al piano originale. La bancarotta del committente infatti, dichiarata alla fine degli anni Sessanta del Cinquecento impedì il completamento dei lavori e comportò la conseguente confisca della fabbrica da parte della Regia Camera.
Dopo alterne vicende e passaggi di proprietà dal 1861, Palazzo Marino è sede del Comune di Milano.
Palazzo Marino fu teatro di alcune vicende tragiche che contribuirono a creare, intorno alla figura del suo primo proprietario, il banchiere genovese Tommaso Marino, un alone di mistero e ad alimentare le leggende sulla sua figura, tanto da trasformarlo nell’Ottocento, nel protagonista di una novella di Defendente Sacchi e in due drammi teatrali uno dal titolo “Ara bell’ara, ossia il ravvedimento del conte Tommaso Marino, di Giovanni Ventura (1833) e uno di Giuseppe Tradico, “I misteri di palazzo Marino di Milano” (1877). In questi scritti si narra il tragico omicidio della giovane moglie di Marino, che si diceva poi sepolta nel giardino della Villa di Gaggiano sul Naviglio. La notizia, tramandata nelle guide settecentesche della città di Milano, non ha fondamento e la villa non risulta mai essere stata di proprietà della famiglia nonostante sia rimasta ancora oggi legata al nome del presunto proprietario (Villa Marino).
La leggenda che vuole Tommaso colpevole di uxoricidio probabilmente però travisa un altro fatto delittuoso effettivamente accertato e compiuto dal figlio del banchiere, Nicola. Quest’ultimo fu infatti accusato di aver ucciso per motivi di gelosia la moglie, una nobildonna spagnola. Diseredato dal padre fuggì da Milano e si diresse a Genova e forse in Spagna. Alcune fonti lo identificano con padre Arsenio, eremita agostiniano che, in punto di morte, dopo aver celato la propria identità per anni, decise di rilevare il suo vero nome e la sua triste storia. A seguito di questa vicenda Marino fu accusato dalla famiglia della nuora di aver rapito la nipote Porzia e di averla nascosta a Milano. Le carte del processo testimoniano che la bambina fu alla fine riconsegnata alla nonna materna e portata in Spagna.
Ad ulteriore discredito del nome della famiglia, contribuì anche l’altro figlio maschio di Marino, Andrea, che subì una condanna per l’uccisione di un uomo fidato del fratello. Di lui non vi è traccia nell’ultima versione del testamento paterno, ed è quindi probabile che fosse già morto prima del 1571.
A fornire ulteriori tinte fosche alla vicenda, si aggiunge infine un interessante dettaglio: Tommaso Marino fu il nonno di Marianna De Leyva, meglio nota come la manzoniana monaca di Monza, la quale ereditò una parte del palazzo dalla madre Virginia De Marini, figlia di Tommaso e sposata in seconde nozze con Martino De Leyva, conte di Monza. Marianna nacque e visse, nei primi anni della sua infanzia, nelle stanze del palazzo affacciate su piazza San Fedele, le uniche scampate alla confisca dello stabile da parte della Regia Camera milanese, avvenuta a seguito della bancarotta del banchiere.
9. Palazzo Borromeo [Piazza Borromeo]
Giunti in piazza Borromeo, nei pressi della chiesa di Santa Maria Podone, ci dirigiamo verso una delle residenze nobiliari più affascinanti della città, Palazzo Borromeo. Il palazzo di famiglia, nel cuore della Milano viscontea, rappresenta l’esempio più rilevante di residenza privata ascrivibile al periodo gotico. Il nucleo più antico del complesso risale infatti al tardo Trecento. Delle antiche strutture restano oggi solo alcune parti, sopravvissute ai numerosi interventi intercorsi nei secoli, ai danneggiamenti causati dai bombardamenti del 1943 e ai restauri condotti dall’architetto Ferdinando Reggiori nell’immediato dopoguerra. La sobria facciata su piazza Borromeo è in mattoni a vista e conserva in parte le vestigia della fabbrica trecentesca nelle finestre quadrangolari con forte strombatura. Il portale risale all’inizio del Quattrocento con arco a sesto acuto e un fregio con motivi a tralci di vite e foglia di quercia. L’arco è concluso da una cuspide con l’immagine di un dromedario coronato che rappresenta uno degli emblemi araldici dei Borromeo. Il palazzo si sviluppa, intorno a due cortili, attraverso un impianto irregolare frutto di successive addizioni di lotti contigui. All’interno, il cortile d’onore con tre lati porticati costituisce la parte meglio conservata del complesso. Sulle pareti del cortile si possono ancora oggi osservare tracce di decorazione ad affresco con motivi araldici dei Borromeo come la corona e il motto “Humilitas”. Molto interessanti risultano inoltre all'interno gli affreschi quattrocenteschi a tema profano, detti dei Giochi Borromeo di maestri del tardo gotico lombardo.
10. Palazzo Litta (Corso Magenta, 24)
Partendo da piazza Borromeo e passeggiando attraverso gli affascinanti vicoli che si dipanano tra le vestigia della Milano romana (Via Morigi, Via Gorani, Via Brisa, raggiungiamo Corso Magenta per dirigerci all’ultima tappa del nostro percorso dedicato alle residenze della nobiltà milanese: Palazzo Litta.
Sede, da luglio 2016, della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano” il palazzo accoglie al suo interno anche un Teatro, il più antico ancora attivo a Milano. La sua struttura originaria risale infatti alla trasformazione, avvenuta intorno alla metà del XVIII secolo, dell’oratorio gentilizio preesistente, adattato al nuovo uso. L’estrosa facciata, costruita tra il 1752 e il 1761 da Bartolomeo Bolli, qualifica l’edificio come uno tra i più rappresentativi esempi di barocchetto lombardo.
Il nucleo originario della fabbrica risale però agli anni Quaranta del Seicento, quando il conte Bartolomeo Arese commissionò al celebre architetto milanese Francesco Maria Richini la costruzione della sua dimora.
Della costruzione seicentesca si conserva oggi, oltre all’impianto generale, il cortile d’onore con l’elegante portico di colonne doriche binate sormontate da un semplice architrave. Sopra a quest’ultimo si elevano due piani, il primo con grandi finestre sormontate da timpani ricurvi e il secondo con piccole aperture quadrate. Ampliamenti e migliorie furono apportate al palazzo per tutto il XVII secolo ma si deve alla metà del XVIII, quando la città era ormai sotto il dominio austriaco, l’intervento più consistente, dovuto alla famiglia Litta allora proprietaria, che diede avvio ai lavori di trasformazione del corpo nobile seicentesco. Importanti affreschi si conservano all’interno del palazzo, tra i quali si ricordano in particolare l’Apoteosi di un Litta di Giovanni Antonio Cucchi, esponente del rococò lombardo e Le nozze di Plutone e Proserpina di Martino Knoller. Ulteriori corpi di fabbrica furono aggiunti al nucleo originario del palazzo nei secoli successivi.
Translation - English The Residences of the Milan Nobility
Introduction
This trail will allow you to explore some of the most charming buildings in the centre of Milan: the private and official residences of the ancient Milanese nobility.
It is a themed walk through the historic streets of the centre, starting from the 14th-century residence, Casa Fontana Silvestri in Corso Venezia, continuing on into the so-called contrada di'sciuri (the nobleman's district), which today is Via Borgonuovo, and ending near the monumental 18th and 19th-century noble palaces. The trail will allow you to explore a vast range of architectural forms and solutions, a reflection of Milanese art and taste dating back to the period between the 14th and 19th centuries.
1. Casa Fontana Silvestri (Corso Venezia 10)
Casa Fontana Silvestri is one of the best-preserved noble residences in the Milan area, dating back to the Sforza era. Restoration work carried out in 1958 revealed beautiful Gothic arched windows on the façade, dating the original core of the palace back to the 14th century. The courtyard, the façade overlooking the road and the lateral wings of the palace date back to the end of the 15th century and were thought to have been commissioned by Francesco Fontana, court treasurer and important advisor to the duke. The splendid entrance portal, with its half-pillars made of Angera stone, its elegant porticoes in the internal courtyard and its refined tondi (round paintings / reliefs), with their portraits of the Sforza family and profiles of Roman emperors, all characterise this Renaissance building. The tondi decorate the pendentives (triangular segments found on spherical surfaces) of the portico's arches and can be found in numerous other Milanese Renaissance residences, for example Palazzo Carmagnola, Casa Dal Verme or Palazzo Trivulzio. The late 14th-century format of the palace has been attributed to Bramante, who is also cited as being the artist behind the fresco on the façade, (now almost completely lost), which for centuries was considered a prime example for all the façades painted in the Sforza era. Up until the beginning of the 19th century there was an enormous garden looking out over the Naviglio canal, which unfortunately has now disappeared.
2. Casa degli Omenoni (Via degli Omenoni, 3)
This palace owes its historic name, Casa degli Omenoni, to the eight large sculptures of telamons (atlases or sculptural figures of men) that characterise the façade. In Milan, these are called omenoni, meaning "big men".
The palace was built in the middle of the 16th century as a residence, workshop and gallery for the art collection belonging to the sculptor and medal designer, Leone Leoni. Leoni was an artist from Arezzo, famous for his adventurous lifestyle, who arrived in Milan in 1542.
The imposing sculptures on the façade were created by the Lombard sculptor Antonio Abbondio, known as l'Ascona, and were probably designed by Leoni himself. They are considered to be the most authentic evidence of the art and architecture from the second half of 16th-century Lombardy, a brief artistic era that changed the face of Milan forever.
Another charming element of this magnificent façade is the sculpted relief, the “Calunnia sbranata dai leoni” (“lions tearing into a satyr”) in the centre of the frieze, an image that some believed was put there to warn guests about the owner's troubled and touchy temperament.
After the death of Leone Leoni, the house changed hands several times and was subject to numerous changes and extensions, which almost completely wiped out the original structure. The exception to this is the façade, which is still almost intact apart from the attic floor and the wrought iron balconies that were added later.
3. Casa Manzoni (Via Morone, 1)
Alessandro Manzoni bought the house on Via Morone 1 in 1813 after his return from France and the birth of his second child, Pietro. The famous writer chose the house because of its location in the centre of the city and its proximity to the houses of his friends and family. Two important cultural centres lie close to the residence: the Ambrosian Library and the Braidense National Library.
Once it became the property of Manzoni, the residence underwent much restructuring work due to the demands of his large family, which ended up with a total of 10 children.
It was Manzoni himself who wanted the beautiful neo-Renaissance style façade, which was designed by the architect Andrea Boni from Campione. The façade stands out thanks to its elaborate terracotta decorations, which are modelled on antique versions and include an eye-catching portal with a small balcony above it. Manzoni occupied a room that looked out over the back garden, where the writer would retire to read, meditate and write, and which is still in perfect original condition.
The house is now used as the headquarters of the National Centre for Manzoni Studies and the Casa Museo di Alessandro Manzoni museum. The architect Michele de Lucchi has designed different itineraries that feature works of art and original decor to retrace the life and works of the writer.
Close to Casa Manzoni, overlooking the square of the same name, stands the magnificent and imposing Belgiojoso Palace, built by the neoclassical architect Giuseppe Piermarini between 1772 and 1787, at the request of Prince Alberico XII di Belgioioso d'Este. The building is built around a large central courtyard, connected to two smaller ones at the sides. The most striking features inside are the elegant monumental staircase with two flights of stairs and the frescoes by Martin Knoller, a famous Austrian painter of the time.
4. Gallerie d'Italia (the Italian Galleries) - Palazzo Anguissola Antona Traversi and Palazzo Brentani (Via Manzoni 6 e 10)
Since November 2011, the Palazzo Anguissola Antona Traversi and Palazzo Brentani palaces on Via Manzoni have formed the museum complex known as the Gallerie d'Italia, along with the former Banca Commerciale bank building (the entrance to which is situated in the famous Piazza della Scala square).
Palazzo Anguissola owes its current appearance to the renovation works carried out on this historic family home, belonging to Girolamo Morone, during the 16th century. Count Antonio Carlo, who was heir to the most prestigious noble house of the Milanese aristocracy, commissioned the restructuring of the palace in a neoclassical style to celebrate his marriage to Bianca Busca Arconati Visconti. The architect Carlo Felice Soave da Lugano oversaw the project. The works took place between 1775 and 1778 and transformed the traditional "nobleman's house" into one of the city's most elegant residences.
In 1817 it was sold to the wealthy lawyer Giovanni Battista Traversi. The palace was extended according to a design by the architect Luigi Canonica to include the buildings overlooking the Corsia del Giardino (the garden lane), which is the present-day Via Manzoni. The façade on this side rises from a granite base, on top of which sits an enormous range of Corinthian pilasters. The relief frieze on the cornice is exquisite.
The nearby palace, Palazzo Brentani, which was built in the 18th century, owes its modern-day appearance to renovations carried out between 1829 and 1831, commissioned by the Greppi family, the owners at the time, and based on a design by the architect Luigi Canonica. The façade is characterised by eleven medallions above the windows on the first floor, that feature the busts of people associated with the history of Milan (including Leonardo Da Vinci, Antonio Canova, Pietro Verri, Cesare Beccaria, Giuseppe Parini and Alessandro Volta).
Since 2011, Palazzo Brentani and the adjacent Palazzo Anguissola, have housed around 200 19th-century works, belonging to Intesa San Paolo bank and the charitable foundation, Fondazione Cariplo. In 1923 a new covered courtyard was built, designed by the engineer Giovan Battista Casati. The interiors were radically changed during the 1930s.
5. Palazzo Bigli [Via Bigli 11]
Before venturing along the trail towards the ancient contrada dé sciuri (the nobleman's district, in today's Via Borgonuovo), you can lengthen your route by just a few minutes with a brief change of direction down the narrow Via Bigli that leads to the charming Palazzo Bigli palace. Building work started at the beginning of the 16th century. The initials A.A. are still visible in the entrance hall and stand for Ambrogio Aliprandi, who took over the works from the previous owner. The façade is the result of neo-Renaissance style restoration work, carried out according to a design by Luigi Baj in 1841.
The portal, with its Corinthian pilasters and the two lateral relief medallions depicting the Annunciation, have been preserved.
Inside, the courtyard is porticoed on all four sides of the ground floor, with terracotta arches on columns. Bernardino Luini is credited with producing the frescoes that decorate the internal and external façades, which date back to the 16th century and were later partly restored.
6. The Palaces of Via Borgonuovo - Contrada dé sciuri (Via Borgonuovo)
Turning into Via Borgonuovo from Via Manzoni, you arrive in the so-called contrada dé sciuri (a district associated with the Milanese nobility, known in dialect as the sciuri). It is an area characterised by an extraordinary sequence of fine residences, built in different eras, which are perhaps not as well-known off the tourist trails.
Number 25 is Palazzo Landriani, built at the end of the 15th century for the Bossi family and redeveloped many times over the centuries. There are still traces of the first building works, for example the Bramante-style courtyard, the portal onto Via Fiori Oscuri and part of the façade, which date back to the 16th century. They are thought to have been built when Tommaso Landriani, a soldier with links to the Sforza court, bought the building. According to some studies, this building work is attributed to Cesare Cesariano, an architect, painter and author of the first vernacular translation of Vitruvius's “De Architectura”. Recent restoration works have brought to light remains of the ancient decorative fresco on the façade. Since 1959, the palace has been the premises of the Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere (the Lombard Institute of Science and Letters).
Further down the road at number 23 rises Palazzo Moriggia. It is the premises of the Unification and Municipal Historical Archives Museum. Piermarini, who was put in charge of the building by the marquis Giovanni Battista Moriggia in 1775, designed the simple yet elegant neoclassical façade. In the Napoleonic period it was the headquarters for the Ministry for Foreign Affairs and then the War Ministry. When it became the property of the De Marchi family, they donated it to the Municipality of Milan so that it might be used as offices for culture and museums.
On the other side of the road, at number 20, sits Palazzo Bigli, later Samoyloff, whose interior was irreparably damaged by bombing during the Second World War. It was rebuilt by the Bigli family in the 17th century on the site of pre-existing buildings, and extended in the following century when the grand staircase, designed by the architect Vanvitelli, was built. Traces of the original structure can be found in the courtyard portico and in the perimeter walls. It was the residence of the famous Russian countess, Giulia Samoyloff, reportedly the lover of Tsar Nicholas I and famous for her lavish parties.
On the same side, at number 18, the late-neoclassical, 16th-century palace Palazzo Crespi, was bought by the cotton manufacturing Crespi family at the end of the 19th century, having previously been the painter Alessandro Durini's studio for around fifty years. In 1892, Cristoforo Crespi took charge of the restoration of the building with the help of the best artists of the time.
Further along at number 14, Palazzo Perego di Cremnago is the result of post-war reconstruction work after it was destroyed by allied bombing during the Second World War. The original 18th-century building was famous in particular for its beautiful rooms on the piano nobile (the noble floor) and for its garden. The garden was designed by the architect Luigi Canonica and was composed of a delightful park laced with avenues, a large neo-Gothic greenhouse and a fishery in the centre. It was later transformed according to the romantic fashions of the time, and was eventually broken up when the Central Station and surrounding roads were built.
In front, at number 15, you will reach the 16th-century palace, Palazzetto Bascapè-Recalcati, followed at number 11 by the austere Palazzo Orsini. The latter was built in the second half of the 17th century and bought in 1662 by the noble Orsini family, who completed the building. It was then passed on to the Falcò Pio family who held on to the property until the beginning of the 20th century. The façade as it stands today was designed by the architect Luigi Chierichetti and dates back to the middle of the 19th century. A famous dinner took place in this building in 1816, whose guest list included Lord Byron, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet and Stendhal. The palace is now owned by Giorgio Armani Spa.
7. Palazzo Cusani (via Brera 13-15)
From Via Borgonuovo, turning left into Via Fiori Oscuri and then left again into Via Brera you will arrive at Palazzo Cusani. This 17th-century residence, located in what was at the time the Porta Nuova sestiere (a subdivision of the city), was rebuilt at various intervals during the 18th century. The façade, designed by Giovanni Ruggeri, overlooking the road was completed between the end of the 17th and the start of the 18th century. The internal façade overlooking the garden is a neoclassical design by Giuseppe Piermarini (1775-1779). The main façade features lively decorations, typical of the late baroque style. The presence of twin portals was an old tradition, built in this case due to each brother’s supposed desire not to bump into the other.
Three cannon balls set into the rear façade date back to the time of the Five Days of Milan and are linked to the Austrian Marshal Radetzky's artillery offensive.
It was sold in 1808 by Luigi Cusani to the Italian state and became the headquarters for the War Ministry. Until 2004 the palace hosted the Command of the III Army Corps. Today, however, it is the official headquarters of NATO in Milan and, since 2012, also of the Military Command of the Lombard Army.
8. Palazzo Marino [Piazza della Scala]
Walking down Via Brera and carrying on along Via Giuseppe Verdi, you will arrive in Piazza della Scala, the well-known square famous for its theatre and for housing the official offices of the Municipality of Milan in Palazzo Marino, the most prestigious palace of the trail. Contrary to popular belief, the current main façade overlooking the square is not the original entrance façade but was actually the very last to be built at the end of the 19th century and was designed by the architect Luca Beltrami.
Building work started in 1557 thanks to Tommaso Marino, a Genoese banker and senator of the State of Milan, who was also an illustrious member of the city's ruling class. The project was assigned to Galeazzo Alessi from Perugia, who had trained in Rome and, from the middle of the 16th century, was the trusted architect of the Genoese aristocracy. According to the original plans, the palace should have overlooked the new Via Marino (still named after the creator of the work), and would have formed a spectacular backdrop to a new, large road connecting Via Marino to Pescheria Vecchia (nowadays Piazza dei Mercanti square), next to Piazza Duomo. However, the road was never built and the palace's fate also underwent many alterations compared to the original plans. The client declared bankruptcy at the end of the 1660s, which prevented the works from being completed and led to the subsequent requisition of the building by the Royal House. After several ups and downs and transfers of ownership, Palazzo Marino has been the official headquarters for the Municipality of Milan since 1861.
Palazzo Marino was the background for various tragic events that contributed to the aura of mystery surrounding its first owner, the Genoese banker Tommaso Marino, and added to the myths about the man himself. By the 19th century he had become the protagonist of a short novel by Defendente Sacchi, as well as of two plays, one by Giovanni Ventura entitled, "Ara bell’ara, ossia il ravvedimento del conte Tommaso Marino” (1833) and one by Giuseppe Tradico entitled “I misteri di palazzo Marino di Milano” (1877). These texts tell the story of the tragic murder of Marino's young wife, who it is said was later buried in the garden of Villa di Gaggiano on the Naviglio canal. The story was passed down through 18th-century guides to the city of Milan but has no basis in fact and the villa does not appear to have ever been owned by the family, even though it is still linked to the presumed owner by its name (Villa Marino).
The myth that accuses Tommaso of the murder of his wife is probably a misinterpretation of another crime that actually did take place and was perpetrated by the banker's son, Nicola. He was accused of the jealous murder of his wife, a Spanish noblewoman. Disowned by his father, he then fled Milan, heading to Genoa and then possibly to Spain. Some sources identify him as Father Arsenio, an Augustinian hermit, who on his deathbed finally decided to reveal his real name and his tragic story, having kept his identity hidden for many years. Following this affair, Marino was then accused by his daughter-in-law's family of having kidnapped his granddaughter, Porzia and hiding her in Milan. The papers relating to the court case testify that the little girl was eventually returned to her maternal grandmother and taken to Spain.
Marino's other son, Andrea, further discredited the family name by being convicted of the murder of a trusted friend of his brother's. There is no reference to him in his father's final will so it is likely that he had already died by 1571.
To paint an even more complex picture, there is one final interesting detail: Tommaso Marino was the grandfather of Marianna De Leyva, better known as Manzoni's "the Nun of Monza". She inherited a part of the palace owned by her mother, Virginia De Marini, who was Tommaso's twice-married daughter, whose second husband was Martino De Leyva, Count of Monza. Marianna was born and lived the first few years of her life in the rooms of the palace overlooking Piazza San Fedele. This was the only part of the building that managed to escape being confiscated by the Royal House of Milan after the banker went bankrupt.
9. Palazzo Borromeo [Piazza Borromeo]
Once you reach Piazza Borromeo, close to the church of Santa Maria Podone, you will head towards one of the most attractive noble residences in the city, Palazzo Borromeo. This family palace in the heart of aristocratic Milan is the most notable example of a Gothic-style private residence. The oldest part of the building dates back to the late 14th century. Only some parts of the oldest construction remain today. They have survived numerous restoration works over the centuries, the damage caused by bombings in 1943 and renovation works carried out by the architect Ferdinando Reggiori immediately after the war. The sober façade overlooking Piazza Borromeo is made of exposed bricks and retains the legacy of the 14th-century building in its quadrangular splayed windows. The portal dates back to the start of the 15th century. It has a lancet arch and a frieze of motifs of vines and oak leaves. The arch is topped by a cusp with the image of a crowned camel that represents one of the heraldic emblems of the Borromeo family. The palace is built around two courtyards, with an irregular arrangement as a result of successive additions of adjoining lots. Inside, the main courtyard with its three porticoed sides is the part of the building that has been best preserved. On the walls of the courtyard, traces can still be seen of decorations and frescoes that feature the Borromeo's heraldic motifs, for example the crown and the word "Humilitas". The frescoes inside the building are also very interesting because they have a secular theme. The artist, known as Giochi Borromeo, was influenced by the late-Gothic Lombard artists.
10. Palazzo Litta (Corso Magenta, 24)
Leaving Piazza Borromeo and walking along the charming narrow streets that unravel through the Roman remains of Milan (Via Morigi, Via Gorani, Via Brisa), you will arrive in Corso Magenta, which leads you to the final stage of the trail dedicated to the residences of the Milanese nobility: Palazzo Litta.
Since July 2016, this palace has been the headquarters of the Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano (the Milanese agency responsible for archaeology, fine arts and nature). The palace is also host to the oldest working theatre in Milan. Its original structure dates back to around the second half of the 18th century when the pre-existing noble oratory was converted. The originality of the façade, built between 1752 and 1761 by Bartolomeo Bolli, ranks the building as one of the most typical examples of late-baroque style in Lombardy.
The original core of the building, however, dates back to the 1640s when Count Bartolomeo Arese commissioned the famous Milanese architect, Francesco Maria Richini, to build his residence.
As well as the overall structure of the 17th-century building, the main courtyard with its elegant porticoes of paired Doric columns, topped by a simple architrave, can still be seen today. Two floors rise above: the first boasts enormous windows topped by tympana (a semi-circular decorative wall surface over the window), whilst the second displays small, square openings. Extensions and improvements were made to the palace throughout the 17th century but it was halfway through the 18th century, when the city was already under Austrian rule that the most substantial work was carried out, thanks to the Litta family who owned the property. They started the work that converted the body of the noble 17th-century building. Important frescoes can still be seen inside the palace, including “l'Apoteosidi di un Litta” by Giovanni Antonio Cucchi, a champion of Lombard rococo style, as well as “Le nozze di Plutone e Proserpina” by Martin Knoller. Extra sections of building were subsequently added to the original core of the palace.
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Translation education
Bachelor's degree - University of Exeter
Experience
Years of experience: 10. Registered at ProZ.com: Jul 2017.