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English to Italian: Motivations behind farmers' pesticide use in Bangladesh rice farming General field: Other Detailed field: Agriculture
Source text - English Abstract
This paper addresses the motivations behind farmers pesticide use in two regions of Bangladesh. The
paper considers farmers knowledge of arthropods and their perceptions about pests and pest damage, and
identifies why many farmers do not use recommended pest management practices. We propose that using the
novel approach of classifying farmers according to their motivations and constraints rather than observed
pesticide use can improve training approaches and increase farmers uptake and retention of more appropriate
integrated pest management technologies.
Introduction
Compared with many countries in Southeast Asia,
where farmers have been found to use more pesticide
than is recommended by scientists and extension services,
pesticide use in rice farming systems in Bangladesh
is, on average, low. Indeed, in many areas of
the country little or no pesticide is used on rice. Yet
pesticide use is increasing; and, in most locations
where it is used, application appears already to be
excessive (Haq et al., 2002; Hossain et al., 2000).
Because many farmers are constrained from using as
much pesticide as they would like (due to a lack of
cash), it is not unreasonable to assume that if
Bangladeshi farmers become less poor or have better
access to credit, their pesticide use will increase further.
This paper was motivated by the findings, communicated
by scientists working in the region, that farmers
are using too much pesticide both from a private
perspective (that is, the farmers themselves would be better off if they used less pesticide) and from a social
perspective (that is, society would be better off if the
farmers used less pesticide, in part because the negative
environmental impacts including the increased likelihood
of pesticide resistance would be reduced). In
particular, the application of ‘‘precautionary pesticide’’
– pesticide that is applied before an attack occurs – is
(according to biological scientists) unnecessary and
possibly harmful in certain systems. Although not
recommended by the extension department, precautionary
application of pesticide is a common practice,
often encouraged by fertilizer and pesticide dealers.
Particular concerns over pesticide use include the
possibility of pesticide resistance (which is common in
Southeast Asia), the destruction of natural enemies of
pest species, and environmental and health concerns. In
the 1997 boro (dry) season, scientists found that
applications of granular insecticide by farmers
depressed leaf and plant-hopper numbers, but in the
following season numbers of pests were higher in
conventional than ecological treatments. This effect
may have been due to insecticide-induced natural
enemy mortality and/or increased pest fecundity due to
inorganic fertilizer application (Haq et al., 2002).
Chronic health effects associated with prolonged
exposure to pesticides have been well documented for
applicators in rice (Antle and Pingali, 1994; Loevinsohn,
1987; Rola and Pingali, 1993). Moreover,
applying toxic granules in standing water – the typical
practice for applying pesticides to rice crops in Bangladesh
– is not recommended. Moreover, when using
sprays, farmers tend to walk back through areas that
have already received insecticide. Both practices are
harmful to farmers health.
However, it is particularly difficult to encourage
farmers to reduce their pesticide use if their motivations
are not understood. Based on extensive fieldwork, this
paper sheds light on farmers pest management decisions,
and suggests changes in training that could help
to reduce pesticide use. After discussing the study
sites and methodological approach, the paper considers
farmers knowledge of pests and pest management
approaches, comparing farmers who have received
ecological or integrated pest management (IPM) training
with those that have not had any pest management
training. It also addresses farmers perceptions of
damage done by pests and the benefits from using
pesticide. Research has been undertaken in other
countries to explore the perceived benefits of pesticide
use, such as that by Heong and Escalada (1999).
However, in Bangladesh, previous to this study, the
perceived benefits of pesticide had not been determined.
Finally, the paper analyses farmers pest
management decision making and the implications for
future farmer training.
Translation - Italian Abstract
Il presente articolo considera le motivazioni che spingono gli agricoltori di due regioni del Bangladesh ad utilizzare pesticidi e si sofferma sulle loro conoscenze in fatto di artropodi e le loro impressioni sui parassiti ed i danni che provocano. L’articolo individua le ragioni per cui molti agricoltori non mettono in atto le pratiche di difesa fitosanitaria raccomandate. Esso inoltre suggerisce che il nuovo modo di classificare i coltivatori possa migliorare l’approccio dei corsi di formazione, l’apprendimento e la memorizzazione delle tecnologie più appropriate di lotta biologica integrata da parte dei coltivatori. Questa nuova classificazione considera i vincoli e le motivazioni per cui gli agricoltori utilizzano i pesticidi, piuttosto che l’uso di pesticidi di per sé.
Introduzione
In confronto a molti paesi del Sud-est asiatico, dove è stato riscontrato un uso maggiore di pesticidi rispetto a quanto raccomandato dagli scienziati e dai servizi di divulgazione agricola, l’impiego di pesticidi in Bangladesh nelle risicolture è in media scarso. In molte zone del paese l’uso di antiparassitari è assai limitato o persino assente, ma è in aumento ed in molte zone sembra già eccessivo (Haq et al., 2002; Hossain et al., 2000). Poiché molti agricoltori si limitano nell’impiegare pesticidi per mancanza di denaro, non è da escludere che, se gli agricoltori del Bangladesh si arricchissero o avessero maggiore accesso al credito, ne farebbero maggior uso. Il presente articolo è nato dai risultati, comunicati dagli scienziati che lavorano in questa regione, secondo cui i coltivatori fanno un uso eccessivo di pesticidi, sia dal punto di vista privato che sociale. In altre parole, se usassero meno antiparassitari, ne trarrebbero benefici economici sia essi stessi sia la società, anche perchè si ridurrebbe l’impatto negativo sull’ambiente, tra cui la possibile accresciuta resistenza dei parassiti agli antiparassitari. In particolare l’ “uso preventivo” di pesticidi (impiegati prima che si verifichi un’infestazione) secondo i biologi non è necessario in alcune colture, bensì potenzialmente nocivo. Sebbene non consigliato dai servizi di divulgazione agricola, l’uso preventivo di pesticidi è prassi ed è spesso incoraggiato dai venditori di antiparassitari e fertilizzanti.
In particolare, per quanto riguarda l’impiego di pesticidi, è preoccupante la possibilità che i parassiti sviluppino una resistenza (il che accade di frequente nel Sud-est asiatico), o che vengano eliminati i nemici naturali delle specie di insetti nocivi ed infine che gli antiparassitari arrechino danni all’ambiente e alla salute. Nella stagione secca del 1997 gli scienziati hanno riscontrato che l’uso di insetticidi granulari ha diminuito il numero di cicaline e fulgoridi, tuttavia nella stagione successiva il numero di insetti nocivi era maggiore dove erano stati adottati trattamenti convenzionali rispetto a dove erano stati adottati quelli ecologici. Questo effetto può essere dovuto alla mortalità dei nemici naturali indotta dai pesticidi e/o dall’aumentata fecondità dei parassiti dovuta all’uso di fertilizzanti inorganici (Haq et al., 2002). Effetti cronici associati all’esposizione prolungata agli antiparassitari sono stati approfonditamente documentati sulla salute degli agricoltori che usano i pesticidi nelle risaie (Antle and Pingali, 1994; Loevinsohn, 1987; Rola and Pingali, 1993). Due sono le pratiche nocive per la salute degli agricoltori: impiegare insetticidi granulari tossici nell’acqua stagnante (tipica pratica di utilizzo degli antiparassitari nelle risaie del Bangladesh) e camminare a ritroso, nebulizzando i pesticidi nelle zone in cui sono già stati utilizzati.
Tuttavia è molto difficile incoraggiare i coltivatori a limitare l’uso di antiparassitari, se non se ne comprendono le ragioni. Il presente articolo è basato su un’approfondita ricerca sul campo e getta luce sulle decisioni degli agricoltori riguardo alle misure fitosanitarie e suggerisce dei cambiamenti nei corsi di formazione, affinché venga ridotto l’uso di pesticidi.
Dopo aver discusso l’approccio metodologico e le zone in cui svolgere la ricerca, l’ articolo considera le conoscenze degli agricoltori sui parassiti e sugli approcci di difesa fitosanitaria e confronta gli agricoltori che hanno ricevuto una formazione sulla lotta biologica o integrata (quest’ultima detta “IPM”) con coloro che non hanno ricevuto alcun tipo di formazione. Esso tratta inoltre le impressioni dei coltivatori sui danni degli insetti nocivi e sui benefici derivanti dall’uso di pesticidi. Sono stati condotti degli studi anche in altri paesi al fine di analizzare i percepiti benefici derivanti dall’uso di pesticidi, come quello svolto da Heong ed Escalada (1999). In Bangladesh, tuttavia, non erano stati determinati i benefici percepiti degli antiparassitari prima del presente studio. Infine l’articolo analizza il processo decisionale dei coltivatori relativo alla difesa fitosanitaria e le implicazioni sui corsi di formazione futuri da offrire a questi ultimi.
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Master's degree - University of Salford
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